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 STILLA N. 65 − Sussidiarietà non servilismo

dicembre  2008

Volontariato, associazionismo, cooperazione: come devono giocare la partita con le Istituzioni?

Queste entità devono innanzitutto chiedersi che cosa vogliono/possono essere nello scenario, tenuto conto delle loro ispirazioni ideali e campi di azione (socio-assistenziale, culturale, ecologico...) e del loro ruolo nella società.

Si tratta di organismi che vivono sul territorio, vicini ai problemi emergenti, quindi nella posizione più adatta per:

- percepire i bisogni reali che hanno quasi sempre contenuti di novità (ruolo di osservatorio)

- dare prime risposte

- segnalare alle Istituzioni i fenomeni in modo che possano farsene carico secondo il loro mandato istituzionale

- mettere a disposizione la loro esperienza e partecipare con loro alle scelte di orientamento e valutazione delle priorità

- eseguire anche attività per conto loro senza però rinunciare alla loro libertà e fedeltà ai loro principi

per questo la legge li riconosce (329/00) impegnandoli nel contempo a migliorare continuamente queste loro prerogative e giocarle al meglio.

Questo è il senso della vera sussidiarietà che qualcuno ha definito orizzontale.

Pertanto questi organismi sono chiamati a collaborare, ma senza subordinazione, anche se questo non esclude il coordinamento e la supervisione di chi ha il compito istituzionale di assicurare nel loro complesso i servizi di interesse collettivo, le Istituzioni appunto.

Pertanto è improprio che qualcuno li consideri entità subordinate applicando i criteri propri invece della sussidiarietà verticale (quella fra istituzioni che delegano a cascata fino al livello locale le loro funzioni). Magari col pretesto di controllare l’uso delle risorse che forniscono quando svolgono attività su loro mandato.

Infatti questi organismi non possono essere considerati mere agenzie oggetto di esternalizzazione di servizi (a basso costo...). E anche quando accettano incarichi esecutivi devono poterlo fare con spirito e modalità proprie, anche se non in contrasto con gli indirizzi istituzionali.

Non solo, ma la loro collaborazione non può essere meramente e pedissequamente esecutiva, e soggetta a procedure troppo rigide, perchè non possono rinunciare ad un contributo creativo: infatti di regola il loro ambito è di frontiera e quindi in situazioni fluide e soggette a cambiamenti. Che richiedono flessibilità e originalità di approccio.

E la loro collaborazione deve essere sostenuta adeguatamente nell’interesse stesso delle Istituzioni se veramente tendono alla qualità. Pertanto non vanno costretti a umilianti gare al ribasso (lotta fra poveri) che tolgono la libertà perchè vincolano a una dipendenza dai bandi. E i bandi, gli affidamenti e le convenzioni non devono solo ripercorrere il passato ma aprirsi al nuovo.

A fronte di un corretto comportamento istituzionale, naturalmente, volontariato, associazionismo e cooperazione si sentiranno ancora più impegnati a rappresentare al meglio le loro potenzialità operando in modo responsabile e competente per ottenere risultati sempre migliori.

Nell’interesse della collettività.

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